domenica 20 ottobre 2013

IL MURO DELLA VERGOGNA TRA MESSICO E STATI UNITI

E' il muro della vergogna, così chiamato dai messicani, quello che separa con decine di km di filo spinato e torrette il Messico dagli Stati Uniti. Fatto approvare da Bush nel 2006, avrebbe dovuto snodarsi nelle intenzioni per mille kilometri da Tijuana  verso est.  La sua costruzione ha costretto sempre più i migranti a scegliere percorsi infernali e impervi che attraversano un deserto di ottanta kilometri, torrido di giorno e gelido di notte, tra serpenti a sonagli. La sua costruzione è stata bloccata dall'attuale governo federale di Barack Obama. Tra le principali ragioni vi è il consenso verso Obama di buona parte dell'elettorato ispanico, espresso nelle elezioni del 2008. Attualmente gli emigranti di origine latina sono il 16, 9% (2012), la seconda etnia del paese dopo i discendenti degli europei.  In molti hanno parenti clandestini che rischiano di essere espulsi o che sono ancora al di là del confine. Inoltre, i costi di costruzione, nell'attuale periodo di crisi, risultano proibitivi per le casse dello stato americano.
Tuttavia il viaggio dei clandestini attraverso la frontiera rimane una realtà estremamente pericolosa poiché a gestirlo sono le organizzazioni criminali dei narcos che preparano i passaggi o sequestrano i migranti in cambio di un riscatto di qualche centinaio di dollari. Le donne sono sottoposte da abusi di ogni genere. 
Sulla base di dati forniti da Amnesty International ne ha redatto una descrizione il settimanale “Famiglia cristiana”:



"MESSICO, IL CALVARIO DEGLI INVISIBILI

Ecco alcuni dati - tratti dal rapporto di Amnesty international “Messico: vittime invisibili”, pubblicato il 28 aprile 2010 - che raccontano le sofferenze dei migranti che attraversano il Messico.

 - Nel 2009, le autorità migratorie messicane (Instituto Nacional de Migración – Inm) hanno messo in carcere 64.061 cittadini stranieri.
 - Ogni anno, migliaia di migranti soffrono maltrattamenti, sequestri e stupri. Le detenzioni arbitrarie e l’estorsione da parte di pubblici ufficiali sono all’ordine del giorno.
 -  Secondo uno studio della Commissione Nazionale per i Diritti Umani (Comision Nacional de los Derechos Humanos – un ente statale ma indipendente dal Governo) del 2010, in sei mesi circa 10.000 migranti sono stati vittima di sequestro a scopo di estorsione a opera del crimine organizzato, spesso con la connivenza o l’aiuto di pubblici ufficiali.
 -  Secondo le stime degli esperti, sei donne e bambine su 10 sono oggetto di violenza sessuale durante il viaggio, da parte di bande criminali, altri migranti o pubblici ufficiali.
 - La stragrande maggioranza di questi delitti non viene perseguita, nessuna indagine, nessun processo. I responsabili non sono toccati, e ciò crea un clima di impunità. In pratica i migranti sono prede facili, chi ne abusa quasi mai ne subirà conseguenze.
-  Nell'agosto 2010 vicino alla frontiera con gli Stati Uniti furono scoperti i corpi di 72 migranti. Dopo essere stati sequestrati da una banda del crimine organizzato, erano stati uccisi in massa per non aver potuto pagare il riscatto e per essersi rifiutati di lavorare per i loro rapitori."


Marisela Escobedo è stata assassinata poiché cercava giustizia per l'uccisione della figlia Rubì.


Al di là del confine, ad attenderli la Border patrol, la polizia di confine statunitense. Nel giugno 2010 un migrante è morto per una scarica elettrica impartita dalla polizia durante un rimpatrio forzato, mentre un agente ha sparato ad un ragazzo dopo il lancio di una pietra dal confine messicano. 

RIMPATRI FORZATI

I rimpatri forzati di persone "undocumented" che vivono negli USA sono stati nel 2011 circa quattrocentomila, ma prima delle elezioni (novembre 2012) Obama ha dichiarato di voler avviare un percorso per il riconoscimento della cittadinanza agli 11 milioni di clandestini per la maggior parte di origine latina. Durante il suo secondo mandato la legge è già stata approvata al senato (27 giugno 2013) con una maggioranza bipartisan; anche ai repubblicani fa gola il voto ispanico e, stando alle previsioni attuali, il candidato nel 2016 potrebbe essere Marco Rubio, conservatore e figlio di immigrati cubani. 
Inoltre, la legge S.744 "Border security, Economic Opportunity and Immigration Modernization Act", come si nota dall'ordine delle parole nel titolo, pone più l'accento sulla sicurezza dei confini, un emendamento del senato ha già previsto 40 miliardi di dollari in dieci anni che andranno a rimpinguare le casse delle aziende che si occupano della sicurezza (producendo sensori biometrici, droni etc.) e a finanziare l'arruolamento di altri 20.000 border patrol. Un'altra concessione al mondo imprenditoriale è la previsione di manodopera stagionale (i cosiddetti "guest workers") che ridurrà notevolmente i costi del mercato del lavoro. Per gli "undocumented" la cittadinanza verrà concessa dopo cinque anni di soggiorno negli States, con il requisito dell'arruolamento nell'esercito o la frequenza del College. Tuttavia, per il momento, verrebbe fornito solo un permesso temporaneo in attesa della blindatura del confine. Secondo stime del New York Times si calcola che gli immigrati clandestini abbiamo contribuito nel 2010 al bilancio federale per 12 miliardi di dollari:

"The Social Security Administration estimates that in 2010 illegal immigrants paid a net contribution of $12 billion, either by working under a fraudulent Social Security number or by using a legitimate Social Security number after overstaying a visa or otherwise losing permission to work."

Ma fra loro solo il 40% avrà i requisiti per farcela. La norma deve ancora passare al vaglio dell'House of rapresentative, a maggioranza repubblicana, dove si prevedono emendamenti ancor più restrittivi.


Fonte: Ufficio Federale per il Censimento (Census Bureau gov.) http://quickfacts.census.gov/qfd/states/00000.html

EMIGRAZIONE MESSICANA NEGLI STATI UNITI

Introduzione

MESSICO E TEXAS
Il Messico è una federazione che si estende per tutto il confine meridionale degli Stati Uniti d’America, tra i due oceani. A Ciudad Juárez la linea frontaliera comincia a seguire il corso del Rio Bravo, Rio Grande per i texani, fino alla foce nel Golfo del Messico. I migranti vi si raccolgono in attesa di attraversare il confine. A causa del narcotraffico, è considerata una delle città più violente del pianeta, con il record di 2500 omicidi nel 2009. A Ciudad Juárez sono sparite 4500 donne negli ultimi vent’anni, molte giovanissime, e alcune bambine, fra i corpi ritrovati segni di torture e mutilazioni che fanno pensare a riti di iniziazione delle bande di narcotrafficanti e a commerci di materiale pornografico o di organi. Le violenze per le persone in attesa di partire continuano all’interno delle maquiladoras, le fabbriche di manufatti dove i diritti dei lavoratori sono pressoché inesistenti.
Dall’altro lato del fiume Rio Bravo si estende la parte statunitense di questa grande conurbazione binazionale: la città texana di El Paso.

Fonte Wikipedia Conurbazione Juarez - El Paso

Se si vogliono capire i motivi della continua immigrazione messicana negli USA nonostante gli enormi pericoli da affrontare nell’attraversamento della frontiera, si deve riflettere su un dato: le popolazioni latino-americane sono in media molto giovani. Nel 2011 quasi il 55% dei cittadini messicani aveva meno di trenta anni, e fra questi la maggior parte apparteneva alla prima fascia d’età (0-14); solo il 23,5% superava i quarantacinque anni (6,8% 60-74 anni; 2,8% oltre i 75). La grande energia di questi ragazzi va di pari passo con la drammatica mancanza di prospettive di vita e di lavoro in diverse regioni del paese che vedono una forte sperequazione della ricchezza.

Fonte: Sparatoria a una festa massacrati 13 studenti - Repubblica.it  http://www.repubblica.it/esteri/2010/01/31/news/messico-morte-2145997/


Accesso 20/10/2013

EMIGRAZIONE ITALIANA NEGLI STATI UNITI 1880 -1915

Fonte:
L'emigrazione italiana negli Stati Uniti    di Maddalena Tirabassi
(dal CD-ROM “Percorsi interculturali” allegato a D.Rigallo, D. Sasso, “Parole di Babele”, Loescher).


Maddalena Tirabassi ha studiato in Italia e negli Stati Uniti, Fulbright presso l’University of Minnesota, dove si è specializzata in women’studies e storia delle migrazioni.
È stata docente di letteratura angloamericana presso Università di Teramo dal 2001 al 2006. Attualmente ricopre la carica di direttore del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane e di direttore scientifico di Altreitalie, Rivista di studi sulle migrazioni italiane nel mondo.

Fonte: http://www.altreitalie.it/Chi_Siamo/CV_Maddalena_Tirabassi.kl


Caratteristiche dell'emigrazione italiana.
Sono quasi quattro milioni gli italiani che fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti ¬¬  su un totale di emigrati italiani che scelsero mete transoceaniche di 9 milioni circa. Occorre precisare che queste cifre non tengono conto dei rientri che rappresentarono un fenomeno massiccio: circa la metà degli emigrati rimpatriò e, nel periodo 1900-1914, il numero dei rientri si aggirò tra il 50 e il 60 per cento. Quasi il 70 per cento di essi proveniva  dalle province meridionali [tra il 1901 e il 1914, 1 milione e centoventiseimila circa solo dalla Sicilia, fonte Deagostini], e per tutti l'impatto con il nuovo mondo si rivelava  difficile fin dai primi istanti: ammassati negli edifici di Ellis Island, o di qualche altro porto come Boston, Baltimora o New Orleans gli immigrati, dopo settimane di viaggio, affrontavano l'esame, a carattere medico e amministrativo, dal cui esito dipendeva  la possibilità di mettere piede sul suolo americano. La severità dei controlli fece ribattezzare l'isola  della baia di New York come l' «Isola delle lacrime». […]
D'altro canto negli Stati Uniti lo sviluppo capitalistico dagli anni Ottanta dell'Ottocento alla Prima guerra mondiale ebbe come obiettivo la massima immigrazione. Un'altra contingenza favorevole all'emigrazione italiana negli Stati Uniti fu data dal fatto che l'Italia si inserì nelle correnti migratorie internazionali quando i costi dei viaggi toccarono il minimo storico. Navi che trasportavano merci dall'America all'Europa, facevano il viaggio di ritorno con un carico di emigranti. Lo sviluppo dei trasporti transoceanici rese l'America più vicina del nord Europa. […]

I pregiudizi

Gli italiani del Meridione erano accusati di essere sporchi, di mantenere un basso livello di vita, di essere rumorosi e di praticare rituali religiosi primitivi. Anche gli italiani del nord condividevano il giudizio negativo: «Quelli del nord Italia si ritenevano superiori a quelli dell'Italia meridionale, mentre quelli delle regioni meridionali si ritenevano migliori dei siciliani». Le altre nazionalità si allontanavano dai quartieri all'arrivo degli italiani, denominati di regola con epiteti come  «dago» e «wop», che suonavano quasi amichevoli rispetto alla definizione di «pesti importate dall'Europa» datane da un  periodico nel 1894.
I calabresi e i siciliani che approdavano alle città statunitensi,  da una Commissione parlamentare istituita  nel 1911 per analizzare il fenomeno della nuova immigrazione, venivano individuati e descritti come coloro che davano un contributo fondamentale alla crescita  del fenomeno della delinquenza nelle città americane. La violenza nei ghetti italiani era vera, ma essa era dipinta come un prodotto di importazione, connaturato alla cultura e alla tradizione dei nuovi arrivati come l'abitudine a cibarsi di pasta al pomodoro: «Abbiamo all'incirca  in questa citta trentamila italiani, quasi tutti provenienti dalle vecchie province napoletane, dove, fino a poco tempo fa, il brigantaggio era l'industria nazionale. - Si leggeva sul «New York Times»  il 1° gennaio 1894 - Non è strano che questi briganti portino con se un attaccamento per le loro attività originarie».
Altri caratteri completavano il quadro dell'indesiderabilità dei nuovi venuti. Il principale fra essi era la scarsa intelligenza, che con l'insufficiente forza fisica faceva temere che la loro presenza finisse con il corrompere i tratti originari fisici e psichici degli americani. Antropologi e sociologi dal canto loro tentavano di dimostrare i rischi di modificazione degenerativa  che il popolo americano correva a causa  dell'integrazione  con razze la cui inferiorità era dimostrata  dai comportamenti non meno che dall'indagine scientifica.
Come abbiamo visto sono proprio la cultura premoderna o contadina degli immigrati che più colpisce in senso negativo 'gli americani': un'apparente noncuranza nei confronti delle più elementari norme igieniche, la trascuratezza nei confronti dell'istruzione dei figli, la condizione di palese subordinazione della donna nella famiglia.”

Fonte: Wikipedia

Nota: WOP sarebbe la deformazione di guappo, parola del dialetto campano che indica un giovane appartenente alla malavita dai tratti sfrontati e arroganti; è significativo dell’atteggiamento degli statunitensi nei confronti degli immigrati italiani;  inoltre, se interpretato come acronimo, significherebbe “with out passpourt” cioè “privo di passaporto”, “clandestino”. Si contrappone a  WASP un acronimo che indica i membri delle classi medio-elevate statunitensi descrivendoli come “white anglo-saxon protestant”.
DAGO è la deformazione di Diego, nome che in passato veniva attribuito ai mozzi sulle navi mercantili. E’ frutto della storpiatura di un nome diffuso in Spagna e Portogallo e perciò tra i marinai delle navi che provenivano dall’Europa. Indica in modo dispregiativo persona di basso livello economico-sociale e culturale.

venerdì 18 ottobre 2013

SACCO E VANZETTI

SACCO E VANZETTI

 



Fonte: Wikipedia

Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani. Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti – che gli amici chiamavano Trumlin – gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.



SOSTEGNO DEGLI INTELLETTUALI E RIABILITAZIONE

Fonte: http://ita.anarchopedia.org/Sacco_e_Vanzetti#L.27immigrazione_negli_USA

Molti altri famosi intellettuali, compresi Dorothy Parker, Edna St. Vincent Millay, Bertrand Russell, John Dos Passos, Upton Sinclair, George Bernard Shaw e H. G. Wells, sostennero a favore di Nick e Bart una campagna per giungere ad un nuovo processo; l'iniziativa, tuttavia, non approdò ad alcun risultato. Il 23 agosto 1927, dopo sette anni di udienze, i due uomini vennero giustiziati sulla sedia elettrica e la loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi e in diverse città della Germania. Il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, dicendo:
«Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.»



LETTERA SCRITTA DA NICOLÒ FERDINANDO SACCO AL FIGLIO DANTE



Questa è la lettera scritta da Nicolò Ferdinando Sacco al figlio Dante prima di morire:

“August 18, 1927.

Mio carissimo figlio e compagno,

... Sin dal giorno che ti vidi per l'ultima volta ho sempre avuto idea di scriverti questa lettera: ma la durata del mio digiuno e il pensiero di non potermi esprimere come era mio desiderio, mi hanno fatto attendere fino ad oggi. Non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore potesse così tragicamente finire ! ....Ma questi sette anni di dolore mi dicono che ciò è stato reso possibile. Però questa nostra separazione forzata non ha cambiato di un atomo il nostro affetto che rimane più saldo e più vivo che mai. Anzi, se ciò è possibile, si è ingigantito ancor più. Molto abbiamo sofferto durante il nostro lungo calvario.

Noi protestiamo oggi, come protestammo ieri e protesteremo sempre per la nostra libertà. Se cessai il mio sciopero della fame, lo feci perché in me non era rimasta ormai alcuna ombra di vita ed io scelsi quella forma di protesta per reclamare la vita e non la morte, il mio sacrificio era animato dal desiderio vivissimo che vi era in me, per ritornare a stringere tra le mie braccia la tua piccola cara sorellina Ines, tua madre, te e tutti i miei cari amici e compagni di vita, non di morte. Perciò, figlio, la vita di oggi torna calma e tranquilla a rianimare il mio povero corpo, se pure lo spirito rimane senza orizzonte e sempre sperduto tra tetre, nere visioni di morte. Ricordati anche di ciò figlio mio. Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili. Continuamente pensavo a te, Dante mio, nei tristi giorni trascorsi nella cella di morte, il canto, le tenere voci dei bimbi che giungevano fino a me dal vicino giardino di giuoco ove vi era la vita e la gioia spensierata -a soli pochi passi di distanza dalle mura che serrano in una atroce agonia tre anime in pena!... Tutto ciò mi faceva pensare a te e ad Ines insistentemente, e vi desideravo tanto, oh, tanto. figli miei!... Ma poi pensai che fu meglio che tu non fossi venuto a vedermi in quel giorni, perché nella cella di morte ti saresti trovato al cospetto del quadro spaventoso di tre uomini in agonia, in attesa di essere uccisi, e tale tragica visione non so quale effetto avrebbe potuto produrre nella tua mente, e quale influenza avrebbe potuto avere nel futuro. D'altra parte, se tu non fossi un ragazzo troppo sensibile una tale visione avrebbe potuto esserti utile in un futuro domani, quando tu avresti potuto ricordarla per dire al mondo tutta la vergogna di questo secolo che è racchiusa in questa crudele forma di persecuzione e di morte infame. Si, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. Dante, per una volta ancora ti esorto ad essere buono ed amare con tutto il tuo affetto tua madre in questi tristi giorni: ed io sono sicuro che con tutte le tue cure e tutto il tuo affetto ella si sentirà meno infelice. E non dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè io ti amo tanto, tanto... I migliori miei fraterni saluti per tutti i buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la mamma, e a te un abbraccio di cuore dal tuo padre e compagno...”

Fonte: http://iotocco.ilcannocchiale.it/2008/01/30/sacco_e_vanzetti_lultima_lette.html

ELLIS ISLAND: LA PORTA DEI MIGRANTI


“L'Isola delle lacrime ovvero uno dei volti di New York” 

di Angela Molteni 
(collaboratrice delle case editrici Mursia e Longanesi).


“Ellis Island (chiamata in origine Gibbet Island dagli inglesi che la usavano per confinarvi i pirati sorpresi “con le mani nel sacco” e utilizzata poi come impianto di fortificazione e deposito di munizioni) è una delle quaranta isole delle acque di New York: divenne famosa  dal 1894 in quanto stazione di smistamento per gli immigranti; venne adibita infatti a questa nuova funzione quando il governo federale assunse il controllo del flusso migratorio, resosi necessario per il massiccio afflusso di immigrati provenienti essenzialmente dall’Europa meridionale e orientale. […]
Ogni immigrante in arrivo portava con sé un documento con le informazioni riguardanti la nave che l’aveva portato a New York. I medici esaminavano brevemente ciascun immigrante e marcavano sulla schiena con del gesso coloro per i quali occorreva un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute; se vi erano condizioni particolari di infermità ciò comportava che venissero trattenuti all’ospedale di Ellis Island.
Dopo questa prima ispezione, gli immigrati procedevano verso la parte centrale della Sala di Registrazione dove gli ispettori interrogavano gli immigranti a uno ad uno. A ogni immigrante occorreva perlomeno una intera  giornata per passare l’intero processo di ispezione a Ellis Island.
Le scene sull’isola erano veramente strazianti: per la maggior parte le persone arrivavano affamate, sporche e senza una lira, non conoscevano una parola di inglese e si sentivano estremamente in soggezione per la metropoli ammiccante sull’altra riva.
Agli immigrati veniva assegnata una Inspection Card con un numero e c’era da aspettare anche tutto un giorno, mentre i funzionari di Ellis Island lavoravano per esaminarli.


Dopo l’ispezione, gli immigranti scendevano dalla Sala di Registrazione per le “Scale della Separazione” che segnavano il punto di divisione per molte famiglie e amici verso diverse destinazioni. Il centro era stato progettato per accogliere 500.000 immigrati all’anno, ma nella prima parte del secolo ne arrivarono il doppio. Truffatori saltavano fuori da ogni dove, rubavano il bagaglio degli immigrati durante i controlli, e offrivano tassi di cambio da rapina per il denaro che questi erano riusciti a portare con sé. Le famiglie venivano divise, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra, mentre si eseguiva una serie di controlli per eliminare gli indesiderabili e i malati. Questi ultimi venivano portati al secondo piano, dove i dottori controllavano la presenza di “malattie ripugnanti e contagiose” e manifestazioni di pazzia. Coloro che non superavano gli esami medici venivano contrassegnati, come già accennato, con una croce bianca sulla schiena e confinati sull’isola fino a diversa decisione, oppure venivano reimbarcati. I capitani delle navi avevano l’obbligo di riportare gli immigrati non accettati al loro porto di origine. Secondo le registrazioni ufficiali tuttavia solo il due per cento veniva rifiutato, e molti di questi si tuffavano in mare e cercavano di raggiungere Manhattan a nuoto o si suicidavano, piuttosto che affrontare il ritorno a casa. […]

Dopo il 1917 l’isola divenne principalmente campo di raccolta e di smistamento per deportati e perseguitati politici. L’immigrazione diminuì sensibilmente all’inizio della prima guerra mondiale e i decreti sull’immigrazione del 1921 e del 1924 di fatto posero fine alla politica di “porte aperte” degli Stati Uniti. Cittadini giapponesi, italiani e tedeschi furono detenuti a Ellis Island durante la seconda guerra mondiale e il centro venne utilizzato principalmente per detenzione fino alla sua chiusura, il 12 novembre 1954.”