lunedì 17 febbraio 2014

Eugenio Montale Ossi di seppia, testi


1916
Meriggiare pallido e assorto           

    Meriggiare pallido e assorto
    presso un rovente muro d’orto,
    ascoltare tra i pruni e gli sterpi
    schiocchi di merli, frusci di serpi.

    Nelle crepe del suolo o su la veccia
    spiar le file di rosse formiche
    ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
    a sommo di minuscole biche.

    Osservare tra frondi il palpitare
    lontano di scaglie di mare
    mentre si levano tremuli scricchi
    di cicale dai calvi picchi.

    E andando nel sole che abbaglia
    sentire con triste meraviglia
    com’è tutta la vita e il suo travaglio
    in questo seguitare una muraglia
    che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

1923   
Non chiederci la parola       

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


1923
Forse un mattino andando

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

1924
Felicità raggiunta     

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case           

1924
Spesso il male di vivere ho incontrato       
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

1925
Portami il girasole
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

Link utili:
Non chiederci la parola letto da Gassman

Video Intervista Rai a Montale:

martedì 4 febbraio 2014

Il popolo Uros





Gli Uros (tradotto in spagnolo castigliano “quelli dell’aurora”) o Urus sono un’etnia che vive in Bolivia ed in Perù.
Sono anche conosciuti come “Jas-Shoni” (uomini dell’acqua, appellativo dato loro in senso dispregiativo dagli Aymara, in quanto cacciavano e pescavano di notte) o “Kot’suña” (uomini del lago), che sembra essere il loro nome originario.
Gli Urus, costituiscono un gruppo etnico differente dagli Aymara e dai Quechua, particolare che si può notare anche grazie al colore della pelle decisamente più scuro, e la loro origine sembra essere molto antica, addirittura precedente agli Incas: per questo motivo, essi costituiscono gli “Urus”, la razza primitiva d’America.
Sulle loro origini esistono differenti teorie: una, sostiene che provengano dalla Polinesia e che, avanzando da Sud, abbiano occupato il continente, passando dalla costa alle zone andine; un’altra teoria è che essi siano discendenti diretti dei primi abitanti delle Americhe ed un’altra versione, portata avanti dal prof. Juan B. Palao Berastain grazie ad una comparazione del DNA, sostiene che essi provengano dall’Amazzonia e appartengano al gruppo degli Arawak.
Inizialmente, si sarebbero stabiliti nella zona vicina al lago Uru-Uru (l’attuale città di Oruro, Bolivia) e poi, con il tempo, a seguito della mescolanza con gli Aymara ed i Quechua, nella zona del lago Titicaca, avrebbero perso la purezza etnica della loro razza.
Gi Urus che vivono in Bolivia si suddividono in 3 gruppi: la Comunità Muratos-Capillus, la Comunità Chipaya e la Comunità Irohito o Iruito.
I Muratos-Capillus vivono sulla riva nord-ovest del lago Poopó, nella provincia di Avaroa, a 130km da Oruro: vivono di caccia e pesca e si considerano i discendenti dei primi abitanti della zona.

Teotihuacan



Accesso 01/02/2014

Teotihuacán: The place where, "Men Became Gods!"
Teotihuacán (pronounced "teh-oh-tee-wa-khan") means "place where gods were born," reflecting the Aztec belief that the gods created the universe here at this place.

This page will take us to the far Northern End of the excavated part of Teotihuacán. Here we will visit the famous structures known as: The "Pyramid Of The Moon," "Plaza Of The Moon," "Palace Of Quetzal-Papalotl, "Palace Of The Jaguars," "Temple Of The Feathered Conches," the "Mural Of The Puma," and "The Street Of The Dead."

"Palace of Quetzalpapalotl":
A word about the "Palace of Quetzalpapalotl," or (Quetzal-Butterfly), which occupies the southwestern edge of the "Plaza Of The Moon." It was excavated and restored in the 1960s, to serve as an example of Teotihuacáns' most elite residences & public buildings. However we now know that the most elite, did not live here.

The term "Palacio de Quetzalpapalotl," was originally applied because the excavator thought that he was uncovering strange depictions of a creature with both quetzal bird and butterfly characteristics.

More recently the excavator and others have realized that the creature was none other than the ubiquitous Teotihuacan Armed Bird. Also called, "Spearthrower Owl."

We have since learned that the "Palacio de Quetzalpapalotl," has had a long history of construction, destruction, & reconstruction.

Therefore, today we find the remains of not one but three associated structures: the Palacio de Quetzalpapalotl, another structure buried earlier, known as the "Subestructura de los Caracoles Enplumados," (Substructure of the Feathered Conch Shells), and the adjacent, "Patio of the Jaguars."

"Patio Of The Jaguars:
Most of the dwelling here are embellished with murals containing the images of jaguars. Thus, inspiring the name “Patio Of The Jaguars.”

The main plaza is bordered on the east by a temple holding pyramid whose stairway reinforcements are decorated with rattlesnake tails at the lower end.

Around its other three sides are very spacious rooms whose portico areas house murals portraying jaguars. Those on the north side are easiest to see.

"Tepantitla Compound:
Located upon the Northeast section, several hundred yards to the East of the "Pyramid Of The Moon," is the "Tepantitla Compound." During the early years leading up to 1942, a series of murals were found in the Tepantitla Compound in Teotihuacán. This compound was important since, the Tepantitla compound provided housing for what appears to have been high status citizens. And upon its walls (as well as much of Teotihuacan) we find brightly painted frescoes.

"The Great Goddess of Teotihuacán," or the "Teotihuacán Spider Woman":
Several of these frescoes contain images of "The Great Goddess of Teotihuacán" or the "Teotihuacán Spider Woman."

"The Great Goddess of Teotihuacán," or "Teotihuacán Spider Woman," is a proposed goddess of the pre-Columbian Teotihuacán civilization, in what is now Mexico.

The Great Goddess is thought to have been a goddess of the underworld, darkness, the earth, water, war, and possibly even creation itself. To the ancient civilizations of Mesoamerica, the jaguar, the owl, and especially the spider were considered creatures of darkness, often found in caves and during the night. The fact that the Great Goddess is frequently depicted with all of these creatures further supports the idea of her underworld connections.

The Great Goddess images have been identified at other locations than Tepantitla – including Teotihuacán's Tetitla Compound, the Palace of the Jaguars, the Temple of Agriculture, and upon several vessels.

In many murals, the Great Goddess is shown with many of the scurrying arachnids in the background, on her clothing, or hanging from her arms. She is often seen with shields decorated with spider webs, further suggesting her relationship with warfare. Her nosepiece is the single most recognizable adornment of the deity, finalizing her transformation into the arachnid-like goddess.

In both the Tepantitla and Tetitla murals, the Great Goddess wears a frame headdress that includes the face of a green bird, generally identified as an owl or quetzal. She is shown among several spiders and with a yellow body coloration, further distinguishing her from other Mesoamerican deities. Her single most distinguishing feature is a nosepiece consisting of a rectangular bar with three circles. Immediately below this bar hang three or five "fangs". The outer fangs curl away from the center, while the middle fang points down.

Here is some of the archaeological history about both the Tepantitla and Tetitla murals, and the Great Goddess.

Since the largest figures within the murals depicted several complex and ornate deities or supernaturals; in 1942, archaeologist Alfonso Caso identified these central figures as a Teotihuacan equivalent of "Tlaloc," the Mesoamerican god of rain and warfare.

Thirty years later, researcher Esther Pasztory; re-examined the murals, and concluded that many of the paintings of "Tlaloc," instead showed a feminine deity, an analysis based on a number of factors including the gender of accompanying figures, the green bird in the headdress, and the spiders seen above the figure. Pasztory concluded; that the figures represented a vegetation and fertility goddess, that was a predecessor of the much later Aztec goddess Xochiquetzal.

Then in 1983, researcher Karl Taube; christened this goddess the "Teotihuacan Spider Woman". This more neutral description of the deity as the "Great Goddess," has since gained more popularity.

In the mural from the Tepantitla compound, the Great Goddess appears with vegetation growing out of her head, perhaps a world tree, or hallucinogenic morning glory vines. Spiders and butterflies appear on the vegetation and water drips from its branches and flows from the hands of the Great Goddess. Water also appears to be flowing from her lower body. It was these many representations of water that led Caso to declare this to be a representation of the rain god, Tlaloc.

Below this depiction, separated from it by two interwoven serpents and a talud-tablero, is a scene showing dozens of small human figures, usually wearing only a loincloth and often showing a speech scroll. Several of these figures are swimming in the criss-crossed rivers flowing from a mountain at the bottom of the scene. Caso interpreted this scene as the afterlife realm of Tlaloc although this interpretation has also been challenged, most recently by María Teresa Uriarte, who finds that, "this mural represents Teotihuacan as the prototypical civilized city associated with the beginning of time and the calendar."

Some American Indians, such as the Pueblo and Navajo, revered what seems to be a similar deity. Referred to as the Spider Grandmother, she shares many of the same traits as the Teotihuacan Spider Woman.


We will include several different photos of the various murals at each of the temples and palaces. Most of the murals are untitled.

lunedì 3 febbraio 2014

DROGHE EFFETTI




Tutto lo sballo minuto per minuto

Come agiscono le sostante stupefacenti, le cosiddette droghe? Oltre a dare dipendenza, quali conseguenze hanno sul nostro organismo? E bruciano per davvero i neuroni? Ecco come funziona e dove porta la ricerca del piacere artificiale.
In sintesi

1) Le droghe sostituiscono, nel cervello, sostanze prodotte dal corpo.

2) La sostituzione compromette il funzionamento del cervello...

3) ... e crea scorciatoie verso sensazioni illusorie di piacere.

4) Ottenere la droga diventa così l'obiettivo più importante al mondo.

5) Col tempo il cervello funziona in condizioni sempre più alterate...

6) ... finché il corpo stesso accusa il colpo.

Una storica campagna di Pubblicità Progresso del 1989 recitava Chi ti droga ti spegne. Uno slogan perfetto, sia in termini pubblicitari sia scientifici: alcool, canne e pasticche infatti spengono lo sguardo e intere zone del cervello, ingannano i meccanismi chimici che regolano il suo funzionamento e alterano in chi le utilizza la percezione della realtà.

5 BASI PER TUTTE LE DROGHE DEL MONDO
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono sostanze psicoattive tutte quelle che, una volta assunte, sono in grado di modificare l'equilibrio psicofisico di un individuo, il suo umore e le sue attività mentali.

Queste sostanze agiscono nel cervello sui meccanismi che normalmente regolano il comportamento, il pensiero e la motivazione.

«Le droghe non sono infinite», spiega a Focus.it Gian Luigi Gessa, neuro-psico-farmacologo e professore emerito presso il Dipartimento di neuroscienze dell'Università di Cagliari. «Sono cinque sostanze naturali dalle quali provengono tutte le altre: alcool, cocaina, morfina/eroina, cannabis e nicotina.»

Tutte le altre droghe, chiamate anche droghe di sintesi (o droghe d'autore), si limitano a imitare effetti e caratteristiche di queste cinque. Per esempio le benzodiazepine, utilizzate in alcuni farmaci ansiolitici, imitano l'azione dell'alcool sul cervello senza portarsi dietro anche gli effetti dell'abuso di alcool sul fegato.
Le droghe secondo l'OMS

L'Organizzazione mondiale della sanità, classifica le droghe in tre grandi gruppi.

# Sostanze psicoattive a uso terapeutico: medicinali che agiscono sul cervello e sul sistema nervoso, come sonniferi, tranquillanti, psicofarmaci, anestetici e alcuni antidolorifici.
# Droghe legali: le sostanze il cui utilizzo è normalmente ammesso dalle legislazioni dei diversi paesi, che hanno comunque qualche tipo di effetto psicoattivo sul cervello del consumatore. Alcool, nicotina e caffeina sono le più diffuse.
# Droghe illecite: sostanze psicoattive normalmente non usate in medicina. Sono oppiacei, cannabinoidi, allucinogeni, ipnotici, inalanti, sedativi, cocaina e altri stimolanti la cui produzione e commercializzazione sono proibite nella maggior parte dei paesi occidentali.

FATTI E SODDISFATTI
Tutte le sostanze psicoattive agiscono sul cervello sfruttando il complicato meccanismo del piacere, che regola attività come il cibarsi o il sesso», spiega Gessa. «Quale animale sceglierebbe di accoppiarsi e affrontare una gravidanza, attività assolutamente dispendiosa dal punto di vista energetico, se non ci fosse il piacere come ricompensa?»

Ma anche il piacere, quando diventa ricerca ossessiva fine a se stessa, non fa bene, ed è per questo che la natura ha scelto di regolarlo tramite un circuito di controllo. Quando il comportamento che provoca piacere viene ripetuto, i livelli di soddisfazione diminuiscono: dopo quattro porzioni, anche il nostro piatto preferito diventa indigesto. Questo invece non accade con le sostanze psicotrope, il cui desiderio, come sanno bene i fumatori, non si abbassa mai. E finisce per diventare ossessione e poi dipendenza.

LA TOSSICODIPENDENZA È UNA MALATTIA?
«La dipendenza da sostanze psicoattive è una vera e propria malattia neurologica, come il Parkinson o l'Alzheimer, che coinvolge il sistema motivazionale del cervello, ingannandolo», spiega Gessa. Le droghe di cui parliamo riescono infatti a sostituirsi ad alcune sostanze chimiche prodotte normalmente dal nostro organismo, le cosiddette sostanze (o droghe) endogene, indispensabili per regolare meccanismi di sopravvivenza come l'alimentazione o la riproduzione. In un cervello sano, la percezione dell'oggetto del desiderio, e poco importa che sia il profumo di pizza o la vista di un potenziale partner, attiva una sequenza ben precisa, regolata appunto da sostanze endogene:

1) aumento dell'attenzione;
2) desiderio (di consumare);
3) consumo;
4) piacere;
5) voglia di rifarlo...

NE VOGLIO ANCORA!
Le droghe esogene, ossia quelle introdotte artificialmente nell'organismo, fanno inceppare questo processo: il piacere derivante dal loro consumo è così tanto più intenso rispetto a quello prodotto dall'azione normale da rendere quest'ultima trascurabile. Le sensazioni prodotte dall'eroina possono per esempio essere molto più intense di quelle che si provano durante un orgasmo, e sono perciò capaci di sostituire il desiderio sessuale. Gli stimoli fisiologici come la fame, la sete o il sesso non vengono insomma più recepiti e l'unico desiderio è per la droga.
La diagnostica per immagini di ultima generazione (una tecnica di risonanza magnetica) ha per esempio permesso di scoprire che la cocaina agisce sugli stessi centri nervosi dell'amore, e il cervello impara in fretta ad apprezzare - e a preferire - questa "scorciatoia".


Tra le droghe esogene e quelle endogene (ossia le sostanze prodotte normalmente dal nostro corpo) c'è una precisa corrispondenza:

# la marijuana si sostituisce all'anandamide, un neurotrasmettitore coinvolto nei meccanismi di regolazione dell'appetito, della memoria, della riproduzione e della proliferazione cellulare (che è alla base della crescita dei tumori);
# la cocaina si sostituisce alla dopamina, neurotrasmettitore implicato nei processi di genesi e gestione del movimento e dell'umore;
# l'eroina si sostituisce alle endorfine, coinvolte nei processi di gestione del dolore (ne innalzano la soglia), del comportamento, dell'apprendimento, delle emozioni e del sonno;
# l'alcool si sostituisce all'acido gamma aminobutirrico, il principale acido inibitorio del sistema nervoso centrale, che svolge un ruolo chiave nella trasmissione degli stimoli ai neuroni ed è direttamente responsabile della regolazione del tono muscolare;
# l'ecstasy pompa la serotonina e blocca la dopamina; l'effetto combinato porta da una sensazione di forza inesauribile a un collasso cerebrale fatto di ansia, depressione e incapacità di elaborare informazioni sensoriali.


Cocaina tagliata male...
Da quando le organizzazioni malavitose hanno compreso che ampliando il mercato ai consumatori di tutte le tasche i guadagni sarebbero aumentati, si è registrata una graduale riduzione della purezza del prodotto. Oggi c'è più cocaina che in passato. Quella a basso pezzo è tagliata con sostanze più scadenti. Ed è più pericolosa.
I narcotrafficanti colombiani utilizzano un antiparassitario, il levamisole, per allungare la cocaina. Di 100 grammi di polvere bianca spediti in Europa o Nord America, spesso soltanto 80 sono di cocaina pura. I narcos ci guadagnano... i consumatori rischiano la salute (vedi box in basso).
I narcotrafficanti colombiani utilizzano un antiparassitario, il levamisole, per allungare la cocaina. Di 100 grammi di polvere bianca spediti in Europa o Nord America, spesso soltanto 80 sono di cocaina pura. I narcos ci guadagnano... i consumatori rischiano la salute (vedi box in basso).
Complice il crollo dei prezzi iniziato esattamente con il nuovo millennio, per mantenere elevata la redditività della vendita di cocaina la soluzione migliore è stata quella di tagliarla. Questa operazione permette di massimizzare i profitti offrendo con lo stesso "marchio" una tipologia di prodotto adatto a tutte le tasche. Ovviamente le dosi vendute a prezzi popolari contengono percentuali di cocaina molto basse (a volte inferiori al 10 percento, ma questa informazione viene da fonte anonima) soprattutto dove l'adulterazione è la regola.

LA LEGGE DELL'ECONOMIA È UGUALE PER TUTTI
Va infatti anche compreso che il mercato illegale ha le stesse regole di qualunque altro mercato: ci sono quindi operatori che fanno della loro "serietà" un tratto distintivo e che si rivolgono a una tipologia di clientela esigente e in grado di riconoscere la qualità del prodotto venduto, e operatori che si rivolgono a una tipologia di cliente sprovveduto e assolutamente inadatto a riconoscere il prodotto che gli viene venduto. In questa ultima categoria rientrano evidentemente i più giovani, che aumentano così esponenzialmente i rischi cui si espongono.

PARASSITI E PAGANTI
L'adulterazione della sostanza avviene già alla fonte. Secondo la Dea americana, l'agenzia governativa che combatte il traffico di stupefacenti, già i produttori colombiani mischiano con percentuali variabili alla coca purissima un farmaco antiparassitario utilizzato in veterinaria: il levamisole. Alcuni sequestri effettuati dalle forze dell'ordine hanno permesso di rilevare un rapporto di 1/5: su cento grammi di prodotto all'ingrosso quindi solo 80 grammi sono rappresentati da cocaina [fonti USA].

LEVAMISOLE

È un farmaco antineoplastico usato per il trattamento del cancro del colon e come antiparassitario in veterinaria. L'ingestione di cocaina adulterata con levamisole può produrre agranulocitosi (patologia del sangue) e ridurre notevolmente i globuli bianchi fino a inibire la capacità di combattere le infezioni. Soggetti che sniffano, si iniettano o fumano cocaina adulterata con levamisole possono perciò sviluppare rapidamente infezioni anche fatali.

QUESTIONI DI TAGLIO
La cocaina venduta dagli spacciatori è spesso ulteriormente tagliata (diluita) con sostanze come l'amido di granturco, lo zucchero a velo, raramente il bicarbonato o il talco o la caffeina.
Nella cocaina di strada può anche essere presente procaina, lidocaina o altri anestetici locali che simulano alcune caratteristiche della cocaina (sapore, effetto di anestesia locale sulla lingua). Inoltre, la cocaina può essere mischiata con altre droghe, come l'eroina o le anfetamine. La diluizione non viene effettuata soltanto con sostanze che amplificano l'utilizzo, ma anche con mix di prodotti la cui combinazione risulta più o meno pericolosa, come nel caso di anfetamine, antiparassitari e atropina.


Ecstasy
Disturbi del comportamento e disinteresse per il sesso sono i primi effetti di questa sostanza che sembra fatta apposta per divorare energie e sogni di chi la usa. Fino a uccidere di fatica chi non si ferma in tempo.
L'ecstasy ha un periodo d'oro negli anni '70-80, quando, usata in psichiatria, era considerata la "penicillina dell'anima", in quanto sembrava aiutare i pazienti a comprendere meglio i propri problemi. Lo studio dei suoi effetti portò però presto a comprendere che non aveva alcun ruolo nell'indagine psichiatrica né nella terapia, e nel 1985 venne messa al bando. Oggi le pastiglie di ecstasy vengono consumate principalmente nelle discoteche e durante i rave party, spesso insieme ad alcolici e superalcolici, e la facilità di assunzione (niente siringhe né inalazione) ha di molto abbassato l'età dei suoi potenziali consumatori, che si ritiene possano iniziare anche a 11-12 anni. Non è ancora chiaro se questa sostanza dia dipendenza, ma uno studio ha rilevato nel 43% dei giovani consumatori tutti i sintomi del cosiddetto craving: mancanza di appetito, fatica, depressione e difficoltà di concentrazione, seguiti da desiderio compulsivo con perdita di controllo e passaggio all'atto. Questa definizione è quella attualmente utilizzata dalla maggior parte degli operatori del settore per definire i sintomi della dipendenza da sostanze stupefacenti.
10 anni con Meth... la metamfetamina. Questa è una sequenza di immagini segnaletiche della stessa persona nell'arco di dieci anni: dedita alle metamfetamine, all'ottavo anno aveva perso quasi tutti i denti, al decimo era praticamente cieca.
10 anni con Meth... la metamfetamina. Questa è una sequenza di immagini segnaletiche della stessa persona nell'arco di dieci anni: dedita alle metamfetamine, all'ottavo anno aveva perso quasi tutti i denti, al decimo era praticamente cieca.
COME AGISCE SUL CERVELLO
L'ecstasy altera l'attività di alcuni neurotrasmettitori: in particolare, aumenta il rilascio di serotonina e riduce la produzione di dopamina. Il livello di serotonina è determinante nella regolazione dell'umore e del comportamento: ecco perché l'assunzione di ecstasy provoca comportamenti aggressivi che possono durare anche parecchi giorni. Ma i primi effetti dell'ecstasy sono assolutamente piacevoli: stimolazione mentale, calore, benessere, apertura verso gli altri e diminuzione dell'ansia. È la diretta conseguenza dell'alterazione del circuito della dopamina e dei meccanismi del piacere. Le sue proprietà stimolanti consentono, per esempio, di ballare ininterrottamente per ore senza avvertire la fatica né altri "segnali d'allarme" dal proprio corpo (salvo poi "collassare" improvvisamente). Le sensazioni spiacevoli subentrano in un secondo momento: vertigini, ansia, agitazione, indifferenza verso il pericolo e depressione, che possono manifestarsi anche per diversi giorni dopo l'assunzione. L'ecstasy comporta dunque disturbi gravi del comportamento, e la mancanza di appetito o il ridotto interesse verso il sesso sono solo alcune delle conseguenze sui consumatori abituali.
Anche se non "brucia" i neuroni nel vero senso della parola, nel lungo periodo compromette le facoltà mentali: la diagnostica per immagini (risonanza magnetica) ha permesso di scoprire, nei forti consumatori di questa sostanza, una diminuzione dell'attività cerebrale nelle aree che riguardano la conoscenza e il movimento. Le conseguenze sono l'incapacità di elaborare informazioni e di svolgere attività come la guida dell'auto o della moto.

INVINCIBILE. PER FINTA
Le proprietà stimolanti dell'ecstasy spingono chi la assume a una intensa attività fisica per periodi prolungati: non si percepisce la fatica e questo porta a un improvviso innalzamento della temperatura corporea, danni a muscoli e reni, disidratazione e, nei casi più gravi, infarto. L'ecstasy raggiunge il flusso sanguigno molto rapidamente ma, una volta arrivato nel corpo, interferisce con la capacità dell'organismo di metabolizzare le sue componenti tossiche. Per questo motivo le successive dosi di questa sostanza possono produrre un elevato aumento della pressione sanguigna e danneggiare l'apparato cardiovascolare.

Fonte Wikipedia
Metanfetamina

Effetti a lungo termine
L'utilizzo a lungo termine di metanfetamina provoca innanzitutto dipendenza. Oltre a questo si può riscontrare in soggetti che utilizzano abitualmente questa sostanza la manifestazione di sintomi come comportamenti violenti, ansia, confusione, insonnia, paranoia e disturbi della personalità. Nel giro di alcuni mesi chi utilizza abitualmente questa droga ha effetti irreversibili sulle cellule cerebrali, soprattutto quelle produttrici di dopamina, che vengono danneggiate gravemente[1]. Inoltre si hanno molti altri effetti come perdita dei denti[2] e dei capelli[senza fonte]. Essendo tossica e composta utilizzando sostanze dannose può provocare la morte per overdose di chi ne fa uso.

mercoledì 29 gennaio 2014

popol vuh e cultura maya

Fonte Wikipedia
POPOL VUH

 “Il libro della comunità” Storia del libro En su partida, se detuvo en Champotón, donde también se erigió un templo en su honor, junto al mar, para posteriormente seguir su camino hacia el altiplano de México. Il manoscritto del Popol Vuh più conosciuto e completo è scritto nel dialetto maya Quiché. Dopo la conquista spagnola del Guatemala, l'uso della scrittura maya fu proibito e fu introdotto l'alfabeto latino. Comunque alcuni sacerdoti e funzionari maya continuarono illegalmente a copiare il testo, usando però i caratteri latini. Una di queste copie fu scoperta circa nel 1702 da un sacerdote di nome Francisco Ximénez nella cittadina del Guatemala di Santo Tomás Chichicastenango: invece di bruciarla padre Ximénez ne fece una copia aggiungendovi una traduzione in lingua castigliana. Questa copia tornò alla luce in un dimenticato angolo della biblioteca dell'Università di San Carlos a Città del Guatemala, dove fu riscoperta dall'abate Brasseur de Bourbourg e da Carl Scherzer nel 1854. Essi pubblicarono, pochi anni dopo, la traduzione del testo in francese e inglese, la prima delle molte traduzioni in cui il Popol Vuh è stato stampato da allora. Il testo del manoscritto Ximénez contiene quelli che alcuni studiosi consideravano errori alla luce dell'esatta traslitterazione di un precedente testo pittografico, una prova che il Popol Vuh è basato su una copia di un testo molto precedente. Vi furono sicuramente aggiunte e modifiche al testo durante la colonizzazione spagnola in quanto i governatori spagnoli del Guatemala sono menzionati come successori degli antichi governanti maya. Il manoscritto è ora conservato nella biblioteca Newberry a Chicago in Illinois. Altre fonti Le ceramiche funerarie maya spesso contengono sezioni del testo pittografico del Popol Vuh e illustrazioni delle scene delle leggende. Alcune storie del Popol Vuh continuano tuttora ad essere raccontate dai maya moderni come leggende popolari; altre storie registrate dagli antropologi nel XX secolo contengono porzioni degli antichi racconti più dettagliate del manoscritto Ximénez. Il calendario maya I Maya (seguiti dagli altri popoli antichi dell'America centrale, quali gli Aztechi e i Toltechi) misuravano il tempo mediante tre calendari: accanto al calendario religioso, chiamato Tzolkin, e a quello civile, chiamatoHaab, utilizzavano infatti un sistema per il conteggio nel lungo periodo. LO TZOLKIN Questo calendario si limitava a dare un nome a ogni giorno, creandolo dalla combinazione di un numero (da 1 a 13) con un nome (da un elenco di 20), a sua volta abbinato al numero del giorno (kin) del calendario per il computo degli anni, spiegato di seguito. I 20 nomi erano: 0 Ahau 4 Kan 8 Lamat 12 Eb 16 Cib 1 Imix 5 Chiccan 9 Muluc 13 Ben 17 Caban 2 Ik 6 Cimi 10 Oc 14 Ix 18 Etznab 3 Akbal 7 Manik 11 Chuen 15 Men 19 Caunac I numeri posti prima del nome corrispondono ai giorni (kin) del calendario di lungo periodo. Combinando i numeri da 1 a 13 con i 20 nomi si otteneva un ciclo di 260 giorni con nomi diversi (13 x 20 =260), come, ad esempio, 1 Etznab, 4 Oc, 10 Akbal. L'associazione tra il numero e il nome rendeva i giorni più o meno "fortunati". L'HAAB Era il calendario civile, come si è detto, ed era formato da 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più 5 giorni detti Uayeb, per un totale di 365 giorni. I giorni di ogni mese erano numerati da 0 a 19; i cinque giorni Uayeb erano considerati particolarmente sfortunati. I nomi dei 18 mesi erano: 1) Pop 2) Uo 3) Zip 4) Zotz 5) Tzec 6) Xul 7) Yaxkin 8) Mol 9) Chen 10) Yax 11) Zac 12) Ceh 13) Mac 14) Kankin 15) Muan 16) Pax 17) Kayab 18) Cumku

 IL LUNGO CICLO (LONG COUNT) DEI MAYA

 Il minimo comune multiplo fra 260 (durata in giorni del calendario sacro) e 365 (durata in giorni del calendario civile) è 18980: ecco perché un periodo di 18980 giorni (circa 52 anni) costituiva per i Maya un ciclo importante, al termine del quale si temeva sempre il rischio di una fine del mondo. Ma per misurare il tempo lungo i secoli occorreva un terzo sistema di datazione, costituito dai seguenti elementi: • kin (giorno) • uinal: 1 uinal = 20 kin = 20 giorni • tun: 1 tun = 18 uinal = 360 giorni • katun: 1 katun = 20 tun = 7200 giorni • baktun: 1 baktun = 20 katun = 144000 giorni La data era formata da cinque gruppi di cifre, che rappresentavano i cinque elementi come in questo esempio: 7.9.14.12.18 Questa data sta appunto a significare: 7 baktun, 9 katun, 14 tun, 12 uinal e 18 kin. I kin, i tun e i katun erano numerati da 0 a 19, mentre gli uinal andavano da 0 a 17 e i baktunda 1 a 13. Ciò significa che la data presa come esempio corrisponde al giorno n. 1078098 dall'inizio del conteggio: infatti 18 + 12 x 20 + 14 x 18 x 20 + 9 x 20 x 18 x 20 + 7 x 20 x 20 x 18 x 20 = 1078098. Data di partenza è considerata il 13.0.0.0.0 (che equivarrebbe allo 0.0.0.0.0, se il baktuncominciasse da 0 anziché da 1), coincidente con quella conclusiva, oltre la quale il ciclo ricomincia. Un ciclo siffatto ha una durata di 1872000 giorni, cioè circa 5125 anni (1872000 = 13 x 144000). Anche se non vi è certezza assoluta a riguardo, le date più accreditate a corrispondere a quella di partenza sono l'11 o il 13 agosto 3114 a.C. delcalendario gregoriano (attenzione: ciò significa il 6 o l'8 settembre 3114 a.C. del calendario giuliano), e quindi quella conclusiva del ciclo (corrispondente al 13.0.0.0.0) dovrebbe essere stata il 21 o il 23 dicembre 2012. Dunque la data finale coincide, probabilmente in modo non casuale, con un solstizio d'inverno, che i Maya riuscivano a prevedere poiché probabilmente conoscevano il fenomeno dellaprecessione degli equinozi.

commercio internazionale

WIKIPEDIA: MINIERA CANANEA A SONORA

La miniera a cielo aperto di Cananea è una delle più grandi miniere di rame del mondo, essa ha prodotto del 2006 164000 tonnellate di rame. Il rame e l'oro vengono estratti da rocce di porfido formatosi durante la risalita di magma da strati profondi. Durante questa risalita il raffreddamento che ne segue permette la cristallizzazione del magma in granito. Le fratture che fanno seguito a questa cristallizzazione permisero la circolazione di fluidi caldi. Questa alterazione idrotermale è la causa della deposizione di minerali come il rame e l'oro nella roccia primaria. La miniera a cielo aperto viene scavata con una serie concentrica di anelli che scendono nel sottosuolo e permettono l'asportazione di enormi masse di roccia. Sul fondo della miniera si trova un lago. L'acqua del lago viene pompata e portata in un bacino di decantazione, dove attraverso l'evaporazione si concentra il minerale che poi viene asportato per la successiva lavorazione.

OMC 

L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), conosciuta anche con il nome inglese di World Trade Organization(WTO), è un'organizzazione internazionale creata allo scopo di supervisionare numerosi accordi commerciali tra gli stati membri. Vi aderiscono, al 3 marzo 2013, 159 Paesi a cui si aggiungono 25 Paesi osservatori[3], che rappresentano circa il 97% del commercio mondiale di beni e servizi.[4] Risoluzione delle controversie internazionali[modifica | modifica sorgente] Al pari delle altre organizzazioni internazionali, l'OMC non ha un effettivo e significativo potere per sostenere le proprie decisioni nelle dispute fra paesi membri: qualora un paese membro non si conformi ad una delle decisioni dell'organo di risoluzione delle controversie internazionali costituito in ambito WTO quest'ultimo ha la possibilità di autorizzare delle "misure ritorsive" da parte del paese ricorrente ma manca della possibilità di adottare ulteriori azioni ritorsive; ciò comporta, ad esempio, che i paesi ad economia maggiormente sviluppata e solida possono sostanzialmente ignorare i reclami avanzati dai paesi economicamente più deboli dal momento che a questi ultimi semplicemente mancano i mezzi per poter porre in atto delle "misure ritorsive" realmente efficaci nei confronti di un'economia fortemente più solida che obblighino quindi il paese verso il quale il reclamo è indirizzato a cambiare le proprie politiche; un esempio di tale situazione è rintracciabile nella controversia DS 267 che ha dichiarato illegali i sussidi statunitensi alla produzione del cotone.

Uruguay Round

 L’ultimo e più importante di tali negoziati, l’Uruguay Round (il nome di tale "round" deriva dal fatto che i negoziati iniziarono, il 20 settembre 1986, a Punta del Este in Uruguay) è stato una vera e propria maratona di trattative che ha coinvolto 123 paesi ed è durata sette anni e mezzo (tra il 1986 ed il 1994), terminando con la firma degli accordi di Marrakech, il 15 aprile 1994, con la creazione del WTO e la ratifica di tre accordi principali: GATT (General Agreement on Tariffs and Trade): Accordo generale sulle tariffe doganali ed il commercio GATS (General Agreement on Trade in Services): Accordo generale sul commercio dei servizi TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights): Aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale Tali accordi contengono le definizioni e i principi generali, rispettivamente, nei campi del commercio e delle tariffe (sui prodotti), dei servizi e della proprietà intellettuale (brevetti, marchi, copyright ed invenzioni industriali). A seguito dei negoziati sono poi stati ratificati, tra i paesi partecipanti, diversi altri accordi (una cinquantina) legati a settori specifici e sono stati stabiliti gli impegni dei singoli paesi per permettere ai prodotti stranieri di accedere ai rispettivi mercati: nell'ambito del GATT si tratta di impegni vincolanti (binding commitments) sulle tariffe doganali delle merci, per i prodotti agricoli gli accordi hanno riguardato le limitazioni relative ai prezzi ed alle quote di importazione, mentre nell'ambito del GATS, gli impegni riguardano una lista di eccezioni, cioè di servizi per i quali i paesi dichiarano di non applicare il principio di non discriminazione della "nazione più favorita". Mentre nell'ambito dell'accordo GATT del 1947 era contemplata l'esistenza di un complesso sistema di quote di import-export e di sussidi, con la nascita del WTO e l'entrata in vigore della nuova serie di accordi tali "distorsioni" al libero mercato sono state eliminate: la nuova normativa introdotta con l'Uruguay Round impone, infatti, come unica limitazione possibile quella tariffaria, nonché la graduale riduzione di tutti i sussidi alla produzione interna ed all’esportazione. Riguardo ai brevetti sono stati approvati, in particolare, due articoli, rispettivamente relativi all'importazione forzata ed alla registrazione parallela che affermano il diritto dei paesi privi di copertura finanziaria ad autorizzare l'importazione senza il pagamento di copyright o, in caso di rifiuto dei detentori del brevetto, a produrre in deroga (senza il pagamento di royalties) i prodotti o servizi ritenuti necessari: tale secondo articolo è stato invocato per la produzione di farmaci costosi e coperti da brevetto (soprattutto vaccini) che non erano nelle possibilità economiche di alcuni paesi.

domenica 12 gennaio 2014

POESIE UNGARETTI

Fonte G. Ungaretti, Vita di un uomo, ed. Mondadori

L’Allegria (1931) – Allegria di naufragi (1919)

Il porto sepolto
Mariano il 29 giugno 1916

Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Veglia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano,1972

I fiumi
Cotici, il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’incosapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Sono una creatura
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

San Martino del Carso
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Commiato
Locvizza il 2 ottobre 1916

Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M’illumino
d’immenso

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Natale
Napoli il 26 dicembre 1916

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Allegria di naufragi
Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano,
1972

Dormire
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Sentimento del tempo (1933)

L’isola
1925

A una proda ove sera era perenne
Di anziane selve assorte, scese,
E s’inoltrò
E lo richiamò rumore di penne
Ch’erasi sciolto dallo stridulo
Batticuore dell’acqua torrida,
E una larva (languiva
E rifioriva) vide;
Ritornato a salire vide
Ch’era una ninfa e dormiva
Ritta abbracciata a un olmo.
In sé da simulacro a fiamma vera
Errando, giunse a un prato ove
L’ombra negli occhi s’addensava
Delle vergini come
Sera appiè degli ulivi;
Distillavano i rami
Una pioggia pigra di dardi,
Qua pecore s’erano appisolate
Sotto il liscio tepore,
Altre brucavano
La coltre luminosa;
Le mani del pastore erano un vetro
Levigato da fioca febbre.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Di luglio
1931

Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori,
Milano, 1972

D’agosto
1925

Avido lutto ronzante nei vivi,
Monotono altomare,
Ma senza solitudine,
Repressi squilli da prostrate messi,
Estate,
Sino ad orbite ombrate spolpi selci,
Risvegli ceneri nei colossei...
Quale Erebo t’urlò?

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, in Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni,
Milano, Rizzoli, 197235

La madre
1930

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli, 1972

Il Dolore (1947)

Se tu mio fratello

Se tu mi rivenissi incontro vivo,
Con la mano tesa,
Ancora potrei,
Di nuovo in uno slancio d’oblio, stringere,
Fratello, una mano.
Ma di te, di te più non mi circondano
Che sogni, barlumi,
I fuochi senza fuoco del passato.
La memoria non svolge che le immagini
E a me stesso io stesso
Non sono già più
Che l’annientante nulla del pensiero.

Da:Giuseppe Ungaretti, Il Dolore, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Non gridate più
Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

Da:Giuseppe Ungaretti, Il Dolore, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

Giorno per giorno
1940-1946

"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bimbo...

2.

Ora potrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...

3.

Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...

4.

Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7.

In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8.

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

10.

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..

11.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

12.

Sotto la scure il disilluso ramo
Cadendo si lamenta appena, meno
Che non la foglia al tocco della brezza...
E fu la furia che abbattè la tenera
Forma e la premurosa
Carità d'una voce mi consuma...

13.

Non più furori reca a me l'estate,
Nè primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...

15.

Rievocherò senza rimorso sempre
Un'incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: "Un'anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa..."

Mi abbatterà meno di non più udire
I gridi vivi della sua purezza
Che di sentire quasi estinto in me
Il fremito pauroso della colpa?

17.

Fa dolce e forse qui vicino passi
Dicendo: "Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
Puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno"