lunedì 11 novembre 2013

COMPRENSIONE, RIELABORAZIONE E RIASSUNTO DEL BRANO
“L'Africa: un continente che emigra
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Informazioni utili per il riassunto:
1.       Il testo è tratto da una conferenza tenuta nel 2005 da Jean-Léonard Touadi  durante il Forum “Genova Nuovi Europei: Mare che unisce, Città che accoglie”.

2.       Jean-Léonard Touadi
 Nato nel 1959 nel Congo-Brazzaville, è giornalista e conferenziere. Ha insegnato filosofia in un liceo romano. In Italia dal 1979, si è laureato in Filosofia all'Università "La Sapienza" in Giornalismo e Scienze politiche alla Luiss di Roma. È autore del programma di RaiDue: "Un mondo a colori". È membro del Comitato scientifico di Nigrizia.

COME NON FARE IL RIASSUNTO

Esempio: dalle parole “Una lettura dell’Africa […]” alle parole “i segni dei tempi[…]”
UNO DEI MODI IN CUI FARE QUESTO RIASSUNTO
Esempio: dalle parole “Una lettura dell’Africa […]” alle parole “i segni dei tempi[…]”
Vi è una lettura nuova. Vengono sconvolte certezze che svegliano ricordi addormentati da far urlare per le cose fatte dall’Europa nel XVI secolo o nel periodo delle colonie.
Sull’argomento del Forum: Genova Nuovi Europei: Mare che unisce, Città che accoglie, abbiamo alcuni passi del relatore, Jean Leonard Touadi, un giornalista della RAI. Si tratta di un tema di grande interesse: le cose che accadono qui vicino[…]
Durante una conferenza dal titolo “Mare che unisce città che accoglie”, il giornalista di origine africana Jean Leonard Touadi ripercorre, attraverso un punto di vista originale e innovativo, le ragioni e lo sviluppo dell’emigrazione dall’Africa in Europa. Il fenomeno viene fatto risalire non solo alle terribili conseguenze della colonizzazione iniziata nel Cinquecento, ma anche alle recenti condizioni economiche e sociali di un continente che, nelle proporzioni globali, non si trova a molti kilometri dall’Italia e dalle nostre vite spesso distratte o addormentate.

Fonte: sito dell’Unione Ex Allievi del Don Bosco di Sampierdarena,  http://www.boscoge.org/eco/a2005s2/AfricaContinente.htm



“L'Africa: un continente che emigra”
[…] Una lettura dell'Africa per molti versi nuova.
Tale da sconvolgere certezze e destare ricordi assopiti che gridano al cielo, non solo per quanto l'Europa ha fatto nel XVI secolo o nel periodo coloniale, ma anche per quello che ancora oggi permette che accada. Sul tema del Forum: Genova Nuovi Europei: Mare che unisce, Città che accoglie, abbiamo desunto passi consistenti dell'intervento del relatore, Jean Leonard Touadi, conduttore di Mondo a Colori della RAI. […]
"E' un tema suggestivo, ma anche problematico. Vorrei commentare questo tema, ma anche raccontare quanto sta accadendo adesso, a pochi chilometri da qui. "
1. IL FENOMENO DELL'EMIGRAZIONE
"Negli anni '60 era di moda parlare di 'scrutare i segni dei tempi'. Se oggi noi tentiamo di scrutare i segni dei tempi, non possiamo non vedere che il segno è quello della emigrazione. Emigrazione come gigantesco, epocale fenomeno, destinato a mutare il quadro di vita internazionale e locale.
Sono circa 200 milioni di persone che vagano alla ricerca di pane, fuggendo da situazioni di guerra, di conflitti, alla ricerca di un po' di dignità per sé e per la loro famiglia.
Le cause per cui queste masse scappano dalle loro terre sono i grandi squilibri economici tra un 20% della popolazione che consuma l'85% delle risorse e l'85% che deve accontentarsi delle briciole che cadono dalla tavola imbandita di quei pochi che hanno la fortuna di nascere nei posti giusti.
Questo squilibrio col passare degli anni non fa che aumentare la 'geografia della miseria e della povertà'. La prima conseguenza è l'emigrazione dalle aree depresse, sottosviluppate, o meglio aree impoverite, per andare dove c'è ricchezza e opulenza.
La nostra generazione, ma ancora di più quella dei giovani, dovrà fare i conti con questa situazione che tocca tutti. Non solo l'Europa; tocca l'America del Nord: basta guardare ciò che succede alla frontiera tra Messico e Stati Uniti; tocca il Canada, la Nuova Zelanda,l'Australia; tocca la stessa Africa: basta pensare alla frontiera tra la Zamblia e Monzambico: quanti operai cercano di entrare nell'unico paese africano che sta un po' meglio che è il Sud Africa. Un fenomeno che coinvolge tutto il mondo.
Abbiamo, a volte, l'impressione che solo l'Italia sia investita dal crudele destino dell'immigrazione.
L'Italia è investita da questo fenomeno, perché è uno dei paesi più ricchi del mondo; è considerata come un polo di attrazione per chi non ha nulla da mangiare. Inoltre la condizione geografica dell'Italia, nel cuore del Mediterraneo, attira i flussi migratori provenienti dal Medioriente, dall'Est Europeo e soprattutto dal Sud, dal continente africano.
Il fenomeno dell'emigrazione non va visto solo nella parte finale, quando gli emigrati arrivano nelle nostre città. È chiaro che ci sono problemi di accoglienza.
Dobbiamo considerare i fattori di espulsione per cui una persona decide di lasciare la sua casa, i suoi affetti, la sua cultura, i suoi sogni nel paese dove è nato. Alle tre "I" come stella polare dell'integrazione cioè Inglese, Informatica, Intesa, io aggiunger ei un quarto 'I' Intercultura.
L'intercultura vuol dire dotare i giovani e ciascuno di noi di quella valigia multiculturale, di quell'orizzonte dilatato che non considera più solo la dimensione locale, ma si allarga fino ad abbracciare la dimensione globale.
Il fenomeno dell'immigrazione è complesso e drammatico. Non è riducibile all'interesse elettorale. È un problema politico che va affrontato alla radice'.
2. COMPITO DEL GIORNALISTA È SVELARE LE COSE SCONOSCIUTE
"In questi mesi si parla della grande tragedia che si sta consumando nel deserto del Sahara, sulla costa tra il Marocco e lAlgeria. Si è scritto: il Sud del mondo sta bussando alle porte dei paesi ricchi"
Se ne parla in modo metaforico. Questo bussare discreto sta diventando una pressione enorme alle porte della ricchezza.
Sto parlando di decine e decine di migliala di giovani: uomini, donnne, anche minorennni. L'ultimo che ho visto aveva dieci anni. L'età dei giovani che vogliono emigrare si abbassa sempre di più. Dall'Angola per arrivare alla Libia si attraversa tutta l'Africa. C'è chi si imbarca clandestinamente, chi va a piedi o con camion, per arrivare all'ultimo paese prima dell'Africa del Nord, che è il Mali. Dal Mali cercano di arrivare nel Marocco ed entrare dalla Spagna, oppure dal Niger per arrivare, attraverso la Sicilia, in Europa. Nulla sappiamo di quello che sta facendo Gheddafi delle migliala di persone che dal Mali attraverso il deserto tentano di entrare in Libia. Giunti a Lampedusa, ora, trovano il ponte aereo per riportarli in Libia. Anche qui c'è un buco nero nell'informazione. Cosa se ne fa di questi giovani che entrano e tornano indietro?"
3. IL PERCORSO DELLA MORTE
"È interessante capire il percorso di questi giovani nel Mali. Molte volte il viaggio è finanziato dalle famiglie e dal villaggio. In una situazione di povertà o di conflitti aver un giovane in Europa significa per quella famiglia un investimento.
Qualunque lavoro questo giovane faccia, riesce a mandare a casa 50/100 Euro al mese e una famiglia di dieci persone può mangiare. Allora, fare emigrare un giovane è una rendita.
Arrivato al Mali si trova davanti il deserto... molto caldo di giorno, fino a 50 gradi, e molto freddo di notte. A Gao, città del Mali, ci sono i boss, coloro che gestiscono il traffico verso l'Europa. Chi vuole esser traghettato verso l'Europa paga 2500/3000 Euro. Per l'Africa è un vero patrimonio.
Attraversano il deserto verso la frontiera algerina, ma passano in base a quanto il camionista ha dato ai poliziotti. Stipati all'inverosimile in questi camion, senza scorta d'acqua, iniziano la traversata del deserto. Alcuni di loro, affetti da malaria nel loro paese di origine, nel deserto trovano la morte. Lungo questa strada, in questa attraversata del deserto verso la terra promessa, accade di tutto: vengono assaliti da banditi locali, derubati dai poliziotti dei pochi soldi, subiscono percosse da parte della polizia e violenza carnale. Parecchie ragazze arrivano incinte. Si pensava che già prima di partire fossero rimaste incinte, in realtà quelle gravidanze erano il frutto delle violenze subite durante la traversata.
I più fortunati riescono ad attraversare la frontiera algerina, entrano in Marocco e arrivano nelle due enclave spagnole. Lì aspettano nelle foreste del Marocco il passaggio definitivo. Se le cose vanno bene in una notte s'arriva in Spagna.Quando si dice a questi ragazzi che rischiano la morte, essi rispondono: "per andare in Paradiso siamo pronti a vivere anche all'inferno"; ci stai dicendo che rischiamo di morire, se tentiamo di attraversare lo stretto di Gibilterra? Ma noi siamo già morti. La vita nei nostri paesi è già morte, siamo cadaveri ambulanti. Se non moriamo perché i poliziotti spagnoli ci sparano, moriremo o di fame o AIDS o di guerre o diventeremo bambini soldato. Quindi siamo già morti. I più fortunati riescono ad attraversare il mare, i 14 chilometri tra lo stretto di Gibilterra e la costa spagnola. Ma ogni notte c'è la guardia civil che li respinge. Comunque tanti ne arrestano e tanti ne rispediscono indietro. In questi cinque ultimi anni sono morte dai 4000 ai 5000 persone.
Accade poi un'altra cosa molto strana, che deve farci riflettere: in questo mondo convivono la morte e la vita con indifferenza e grande cinismo. Se andate sulle coste di fronte a Gibilterra vedete un gran numero di scarpe o di giubbotti o cadaveri che il mare restituisce. Essendo zona turistica però prima delle 8 del mattino la spiaggia viene pulita. Alle 9 arrivano i turisti come se nulla fosse. Oggi si sta consumando un dramma incredibile: alle porte del Mali altri aspettano per tentare questa avventura.
Che cosa stanno facendo i paesi del Nord Africa, cioè il Marocco e l'Algeria? Hanno pochi poliziotti, pochi mezzi,hanno poca voglia di fare questo lavoro; la maggior parte è corrotta, alcuni sono compiici dei camionisti che traghettano queste persone.
Una fluidità nelle frontiere che spaventa.
L'Unione Europea, interessata a questo fenomeno soprattutto da ottobre, quando mille ragazzi hanno sfondato la recinzione elettrica che il governo spagnolo ha costruito a Ceuta e a Melina. Erano mille: 100 sarebbero morti, almeno 900 potrebbero entrare...
Persone che si giocano la vita per questa terra promessa che poi tale non è. L'UE sta tentando di spostare le frontiere d'Europa a Sud del Marocco, dando ai magrebini il compito di essere i poliziotti dell'Europa.
Lo sparare su giovani e giovanissimi emigrati non fa bene ne a Zapatero, ne ad alcun governo occidentale.
È meglio che questo lavoro venga fatto dal Marocco e dall'Algeria o, come abbiamo fatto noi, dando i soldi a Gheddafi... perché provveda'. Un paradosso: il primo gennaio di ogni anno parte da Parigi la corsa più ricca del mondo, la Parigi - Dakar. Bolidi, Centauri ultramiliardari, una corsa fatta per miliardari: tutta la corsa è una grande macchina di spese. Queste macchine percorreranno esattamente le rotte percorse da questi poveri che da Sud vogliono andare a Nord. Così centinaia e centinaia di miliardi di dollari si spendono per puro divertimento e si rischia pure la morte, dando morte ad animali che s'incontrano nei villaggi . scatenando montagne di polvere'.
4. CONCLUSIONE
"Dove sta lo sviluppo che era stato promesso? Dov'è il New Deal promesso da Kennedy? La Pacem in terris di papa Giovanni, la "Populorum Progressio" di Paolo VI? Tutto questo, oggi, è svanito nel magma della globalizzazione. Quello che conta oggi è delocalizzare le aziende, sfruttare la mano d'opera a basso costo, pompare le materie prime, il petrolio in primis, i diamanti.
Ci sono responsabilità locali per come abbiamo gestiti questi 50 anni d'indipendenza: come abbiamo male impostato la politica e l'economia. Tutto questo in un quadro internazionale ancora più opprimente delle responsabilità locali. È tempo di smettere di pensare in termini di noi e loro.
Se qualcosa la globalizzazione ha portato, nel bene e nel male, è la consapevolezza di un destino comune: se non abbiamo avuto lo stesso passato, avremo lo stesso futuro. Questi futuro va preparato con una politica seria. Come si può pensare che l'Europa possa vivere in prosperità e in pace con alle porte un continente che nel 2015 avrà un miliardo di persone? Con uno stallo demografico, c'è gente che ha deciso di non riprodursi, l'Italia in primis: non fa figli ne vuole immigrazione, mentre in Africa più del 70% della popolazione ha dai 15 ai 25 anni.
Questa è una bomba ad orologeria! Prima dicevamo che l'Europa doveva occuparsi degli altri, ora diciamo che deve preoccuparsi di sé, per il suo futuro.
Ogni volta che un chilo di caffè non è comprato a giusto prezzo sono due che prendono la strada dell'emigrazione. Ogni volta che il petrolio dell'Angola viene comprato, e i soldi non si sa dove vadano, sono tré Angolani che si mettono in marcia. Dunque perfetta simmetria tra questo tipo di economia e le cause che provocano l'emigrazione'.
5. DAL DIALOGO CON I PRESENTI ALLA LEZIONE
Tre le domande principali:
- Cosa pensa della situazione della sollevazione della periferia parigina?
Riassumiamo le risposte: Per capire la situazione francese della ribellione delle periferie partiamo da una domanda: "Come mai a Londra giovani della terza generazione di immigrati, che avevano frequentate le scuole inglesi, sono diventati Kamikaze e hanno fatto saltare la metro"?
Ci sono vari modi di accogliere gli emigranti:
quello inglese che ripete a Londra il modello usato per le colonie, che è poi il modello dell'impero romano. Basta pagare le tasse, rispettare la sovranità inglese, tutto il resto è lasciato alla libertà di ogni gruppo etnico.
Cosa è capitato in Inghilterra per i numerosi immigrati? Nel pieno delle libertà si sono formati veri e propri gruppi separati, con una cittadinanza più formale che sostanziale. In qualche modo una ghettizzazione in nome della libertà.
In Francia si è seguito il modulo coloniale francese: da Parigi all' ultima colonia tutti francesi. È la via dell'assimilazione. A Parigi, al di fuori del centro, vivono 10 milioni di persone. La stessa cosa si ripete nelle periferie di grandi città. Un'assimilazione di facciata che ora viene a scontrarsi, nella terza generazione, con uno stato sociale che non ha mantenuto le promesse. "L'ascensore sociale non ha funzionato, salgo a piedi e sfascio tutto!"

La situazione italiana è diversa, perché priva di un passato coloniale di stampo liberale o nazionalistico. La situazione delicata in Italia è il problema irrisolto della cittadinanza. Con le leggi attuali, il nuovo arrivato rischia di avere i doveri, ma non i diritti. Comunque la soluzione del disagio si risolve nell'accogliere le diversità riconoscendo pari diritti e pari doveri. È la via dell'integrazione: Nuovi italo-sudamericani, italo-africani, italo-islamici... L'Africa è il continente più ricco e insieme il più povero. Le responsabilità vanno cercate nell'Africa stessa, nella politica e nell'economia mal governate, ma anche nella grave pressione esterna: controllo, razzia di materie prime, collusione con governanti corrotti.

A questo punto va ricordato l'esodo dei cervelli e dei giovani migliori dall'Africa. Un apporto non indifferente, al di là della buona intenzione, l'ha dato la scuola e dei missionari: hanno prodotto alienazione. Hanno preparato persone che potevano vivere bene nell'Occidente. Una scuola che non ha assolto il suo compito primario: fare crescere una cultura africana a servizio dell'Africa. Non basta alfabetizzare le persone, i contenuti devono essere lievito nel mondo di cui si è parte. Come fare per impedire che chi ha studiato non disprezzi chi non ha studiato? Un dato fa pensare: il 70% dei dirigenti sono passati nelle scuole missionarie.”

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