domenica 12 gennaio 2014

POESIE UNGARETTI

Fonte G. Ungaretti, Vita di un uomo, ed. Mondadori

L’Allegria (1931) – Allegria di naufragi (1919)

Il porto sepolto
Mariano il 29 giugno 1916

Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Veglia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano,1972

I fiumi
Cotici, il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’incosapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Sono una creatura
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

San Martino del Carso
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Commiato
Locvizza il 2 ottobre 1916

Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M’illumino
d’immenso

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Natale
Napoli il 26 dicembre 1916

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Allegria di naufragi
Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano,
1972

Dormire
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve

Da:Giuseppe Ungaretti, L’Allegria, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Sentimento del tempo (1933)

L’isola
1925

A una proda ove sera era perenne
Di anziane selve assorte, scese,
E s’inoltrò
E lo richiamò rumore di penne
Ch’erasi sciolto dallo stridulo
Batticuore dell’acqua torrida,
E una larva (languiva
E rifioriva) vide;
Ritornato a salire vide
Ch’era una ninfa e dormiva
Ritta abbracciata a un olmo.
In sé da simulacro a fiamma vera
Errando, giunse a un prato ove
L’ombra negli occhi s’addensava
Delle vergini come
Sera appiè degli ulivi;
Distillavano i rami
Una pioggia pigra di dardi,
Qua pecore s’erano appisolate
Sotto il liscio tepore,
Altre brucavano
La coltre luminosa;
Le mani del pastore erano un vetro
Levigato da fioca febbre.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori, Milano, 1972

Di luglio
1931

Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo. Tutte le poesie, Mondadori,
Milano, 1972

D’agosto
1925

Avido lutto ronzante nei vivi,
Monotono altomare,
Ma senza solitudine,
Repressi squilli da prostrate messi,
Estate,
Sino ad orbite ombrate spolpi selci,
Risvegli ceneri nei colossei...
Quale Erebo t’urlò?

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, in Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni,
Milano, Rizzoli, 197235

La madre
1930

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

Da:Giuseppe Ungaretti, Sentimento del Tempo, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli, 1972

Il Dolore (1947)

Se tu mio fratello

Se tu mi rivenissi incontro vivo,
Con la mano tesa,
Ancora potrei,
Di nuovo in uno slancio d’oblio, stringere,
Fratello, una mano.
Ma di te, di te più non mi circondano
Che sogni, barlumi,
I fuochi senza fuoco del passato.
La memoria non svolge che le immagini
E a me stesso io stesso
Non sono già più
Che l’annientante nulla del pensiero.

Da:Giuseppe Ungaretti, Il Dolore, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,
1972

Non gridate più
Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

Da:Giuseppe Ungaretti, Il Dolore, i n Vita di un uomo, a cura di L. Piccioni, Milano, Rizzoli,Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

Giorno per giorno
1940-1946

"Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto..."
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bimbo...

2.

Ora potrò baciare solo in sogno
Le fiduciose mani...
E discorro, lavoro,
Sono appena mutato, temo, fumo...
Come si può ch'io regga a tanta notte?...

3.

Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M'avresti consolato...

4.

Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7.

In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8.

E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!...

10.

Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell'aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio..

11.

Passa la rondine e con essa estate,
E anch'io, mi dico, passerò...
Ma resti dell'amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall'inferno arrivo a qualche quiete...

12.

Sotto la scure il disilluso ramo
Cadendo si lamenta appena, meno
Che non la foglia al tocco della brezza...
E fu la furia che abbattè la tenera
Forma e la premurosa
Carità d'una voce mi consuma...

13.

Non più furori reca a me l'estate,
Nè primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...

15.

Rievocherò senza rimorso sempre
Un'incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: "Un'anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa..."

Mi abbatterà meno di non più udire
I gridi vivi della sua purezza
Che di sentire quasi estinto in me
Il fremito pauroso della colpa?

17.

Fa dolce e forse qui vicino passi
Dicendo: "Questo sole e tanto spazio
ti calmino. Nel puro vento udire
Puoi il tempo camminare e la mia voce.
Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l'aurora e intatto giorno"

Nessun commento:

Posta un commento